Qualcosa di quel che sono

Ho sempre vissuto in questa periferia, simile a molte altre del norditalia. L'esser provinciale mi ha regalato un costante senso d'inferiorità rispetto a intellettuali e artisti metropolitani. Un orgoglio patetico e l'istinto di sopravvivenza di una certa percezione di me mi spingono a scrivere cose come queste perché vengano lette da uno/a come te. Sono il prodotto di una cultura in bilico tra precarietà e tradizione, campanilismo e globalizzazione. Ho la fortuna di avere un contratto che mi permette di fare un lavoro che non mi piace a tempo indeterminato. Ho una laurea e un master inutili che legittimano la mia frustrazione professionale. Ho comprato il mio primo pc per scrivere la tesi di laurea; questo la dice lunga sulle mie competenze informatiche. Ho studiato sempre in scuole pubbliche italiane; questo la dice lunga sulla mia conoscenza delle lingue straniere. Ho sempre trascurato i miei talenti perché mi hanno insegnato che le passioni sono una cosa, il lavoro un’altra. Ecco perché adesso ho uno stipendio che non arriva a 1000 euro e rimpianti da vendere senza alcun compratore. Se fossi di estrazione alto-borghese avrei uno psicologo a cui raccontare i miei sogni. Invece, per fortuna, ho molti amici e confidenti. La religione cattolica mi ha condizionato nella percezione del mondo nonostante non conosca a fondo né la Bibbia, né le storie dei Santi. I miei nonni mi hanno trasmesso i valori tradizionali. I miei genitori il loro fallimento moderno.